martedì 22 aprile 2014

inspirational quotes e pigrizia

Ebbene, oggi stavo disfacendo ( perché mi sottolinea di rosso "disfando"? non si dice?) il valigione che avevo in Inghilterra e ho trovato una piacevolissima sorpresa.
Ma prima che mi si dia della lurida sozza ( ma chi poi?) che lascia a marcire i vestiti, vorrei puntualizzare una cosa: mi ritengo una persona selettivamente pigra. Ora apriamo questa parentesi.
In genere sono iperattiva, non riesco a stare ferma e vivo nell'ansia costante di fare cose. E questo è un ulteriore punto che avvalora la tesi riguardo il mio solido equilibrio psico-fisico e che approfondiremo nelle prossime sedute.
Quello che vorrei spiegare ora è che su determinati argomenti mi spengo e divento l'esempio della peggiore pigrizia. Ci sono alcune cose che proprio mi compiaccio di non fare, e non sono necessariamente le cose che non mi piace fare. Odio fare la lavastoviglie ma la faccio ognissanto giorno, che nervoso. Odio stirare, ma lo faccio ogni.. beh, quando il mucchio inizia a franare al mio passaggio.
Ma se, per esempio, mi si parla di macchina non c'è verso che faccia qualcosa, se non costretta dalle circostanze. Lavarla? Certo, quando ho talmente tanta resina e chissà quali creature sul vetro che potrei riaprire Jurassic Park. Benzina? Sicuro, ma prima facciamoci una ventina di chilometri in riserva, giusto per rimandare il momento.
E così via. Tra i temi che affronto con pigrizia: la sopracitata macchina, i biglietti di treno-autobus, la crema per le mani, la parrucchiera, l'altrettanto sopracitato fare-disfare valigie, rattoppare calze e mutande, prendere la posta dalla buchetta, mettere gli occhiali da sole, portare i libri in biblioteca, caricare qualsiasi apparecchio tecnologico...
Tornando alla sorpresona trovata in valigia ( foto scattata a suo tempo):


Un omonimo pasto vegano from Bristol!
Talmente genuino che non aveva neanche iniziato a scongelarsi. Stasera ne mangio un paio. Non capisco perché qui costino un occhio della testa i surgelati vegani. Là li pagavo massimo una sterlina. Qui nemmeno l'insalata dal repartone frutta-verdura viene meno di un euro. E poi qui era tutta campagna. E quando ero giovane saltavo i fossi per la lunga.
Anche se il fatto che siano salsicce mi frena un po'. Cioè, mi sembra veramente poco coerente. Cioè, io voglio togliermi la carne dalla testa e tu mi piazzi nel piatto delle salsicce? Siccome puoi dargli la forma che vuoi, fammele a pomodoro, no? Non sarebbe un ostacolo in meno?
Comunque, la smetto di parlare di salsicce, perché sono troppo immatura per evitare il doppiosenso e il mio voleva essere un discorso semiserio.
Tema che casca a fagiolo ( "il salsicciotto coi fagioli") con il collage che ho fatto un paio di settimane fa e che ho messo sul comodino in camera. Non si capisce ma è un A3. Per svegliarmi ogni giorno con l'incoraggiamento di Gandhi, Lennon, Chanel e Kennedy ( anche se, a quel che vedo in giro, il gran visir delle citazioni è Oscar Wilde).


The Office nel cuore.

domenica 20 aprile 2014

pasqua, esodi d'italiani e Sherlock

In previsione traffico da bollino rosso-nero-morte siccome mille milioni di italiani si mettono per le strade per la tradizionale gita fuori porta di pasquetta, anche se a causa della crisi altri mille milioni staranno a casa a godersi i musei aperti trenta ore al giorno aggratis senza comunque rinunciare al made in italy tagliando però sugli alimenti a causa sempre della crisi e brinderanno con lo spumante che vince l'eterna lotta con lo champagne dei cugini d'oltralpe.
Adoro la banalità dei telegiornali durante i periodi clou per la società italiana. Non vedo l'ora s'inizi la l'entusiastica, autoreferenziale e patriottica telecronaca ( si usa ancora questa parola?) dei mondiali secondo per secondo.
Comunque, gran pasqua anche in casa nostra. Tanta famiglia, tanto amore, vicinanza e sostegno. Tra me e la pizza del fidato pakistano-con-gli-occhi-blu. Tra l'altro avevo decorato le uova sode da dare alla mamma o al papà, se fossero venuti a trovarmi. E beh, non sono venuti.
Capisci di essere una persona orribile quando anche i tuoi genitori ti schifano.
Queste le ovette, che non so come riciclare, siccome non le mangio.


E, a proposito di riciclare: ho fatto questa calamita -che dovrebbe rappresentare la silhouette di Benedict Cumberbatch-  per finire alcuni avanzi di fimo e sculpey L'ho poi dipinta in acrilico.
Dipingerei me stessa in acrilico, adoro.


" I don't shave for Sherlock Holmes!"

mercoledì 16 aprile 2014

D: dannazione, E: eterna dannazione

Non voglio credere che sia solo colpa mia, voglio confidare che ci sia un fato, una divinità, un pokémon, un cazzo di progetto cosmologico che mi impedisce di provare la benché minima soddisfazione per qualsiasi cosa faccia. Distruggo costantemente quella miseria che costruisco. Che neanche Penelope di Ulisse.
" No peggio: sei il pus che infetta la mucillagine che deturpa il fungo che si nutre della feccia di fogna". 
Ecco come mi sento.
Sono tornata a casa dall'Inghilterra, dopo una serie di sfortunati eventi che non interessano a nessuno ma che mi hanno lasciato in condizioni psicologiche pietose e che hanno addirittura rievocato l'acne.
Ricordo dell'esperienza fallimentare: queste scarpette a 3£. Abbinamento di fantasie raffinato, nevvero?


Ora, in questi tempi bui per Hogwarts, i miei comportamenti ossessivo-compulsivi si accentuano particolarmente. Tempo di disfare le valigie (sono tornata ieri mattina) e mi sono buttata sul riciclo intensivo.
Questi i mediocri risultati a misura 1/6 : un paio di telecamere copiatissime da Myfroggystuff su youtube fatte con cartoncino, bottoni e rocchetti finiti, una batteria di pentole ( nella foto solo un paio) Mondialcasa fatta di tappi di creme e penne, e libri finti da politico fatti con avanzi di cartoncini.






Mi sento così... Mi sento una canzone dei Linkin Park.



domenica 6 aprile 2014

noi abbiamo il bidet

Sto vivendo con una famiglia inglese da una settimana. Niente London, underground, Harrods, autobus rossi a due piani, foto dal carrello del binario 9 e 3/4: sono in un villaggio isolato a più di un'ora di macchina da Bristol, in mezzo ai monti, a pecore, cavalli e senza un cazzo di collegamento. Oggi ho provato a guidare e sono finita in un fosso, bucando due gomme della macchina di questa famiglia, che ovviamenete adesso mi odia ancora più di prima. Non sto bene, per ora; spero sia questione di adattarsi, perché veramente sto raggiungendo il limite.
Quindi vorrei sfogarmi, elencando una serie di cose parecchio stereotipate che mi stanno facendo veramente apprezzare il fatto di essere italiana.
Non è un dato di fatto che i cavalli siano eleganti: io li odio, puzzano e sbavano.
Piove sempre, se non piove pioverà a breve.
Quanto cazzo di thè beve sta gente: hanno tazze di thè nei posti più impensabili.
Perché non si possono asciugare i capelli in bagno.
Cosa c'è di male nelle tapparelle o nelle scuri. Le tende bianche non tengono la stanza al buio alla mattina alle cinque.
La moquette.
Mangiano letteralmente la merda. Puoi metterci sopra tutte le spezie che vuoi, ma resta merda surgelata passata in microonde.
Hanno le vestaglie di flanella come nei film.
Adorano mettere i cappottini fluorescenti per strada. La metà delle professioni necessita il cappottino fluorescente.
Il caffè di Starbucks è disgustoso e costa una cifra.
Mettono i sottotitoli nei film-telefilm americani.
Dov'è il lenzuolo nel letto? Perchè non foderano-rincalzano il piumone dalla parte dei piedi?
Bidet missing.

L'Harry Potter più ambiguo del pianeta: