Oggi è una di quelle giornate che dovevano essere belle e
invece no. Oggi è una di quelle giornate flop.
Giorno libero, che pensi di sfruttare per fare del bene a te stessa, alla comunità e ai poveri del mondo. E che invece va in vacca prima ancora di iniziare, quando ti devi svegliare ugualmente alle sei di mattina causa bestemmioni al megafono dei vicini. È scontato che ogni buon proposito si eclissi, così come ogni barlume di falso e volatile ottimismo. E lo sai, mentre ti svegli bestemmiando a tua volta, lo sai che sarà una giornata di merda. Ma la affronti, perché se ti rinchiudessi in casa con un libro e i biscotti sarebbe come arrendersi ai nemici.
La mattina si risolve nelle quattro ore tra banca e posta. Il livello di nervosismo è già palesemente oltre il limite consentito. E la cosa peggiora perché chiama papo:- ehi, per pranzo mi raggiungi?- Certo, non vedo l’ora di passare un po’ di tempo a discutere della grande delusione che sono.
Nel pomeriggio, con in saccoccia la mia bella dose di accuse paterne e un discreto senso di colpa, vado a prendere il letto, finalmente. IKEA of course. E sappiamo tutti ( tutti chi?) cosa implica. Esatto: un paio d’ore a smadonnare sulle istruzioni in geroglifico e i pezzi che non combaciano. Perché se anche inizi con le buone, all’ennesima vite di plastica che non trovi nella busta o che credi di non trovare perché nel foglio è disegnata come un millepiedi, lo scanchero è inevitabile. Risolvi aggiungendo chiodi a fantasia e buone speranze.
Per ora mi sembra che tenga.
Ora sono più calma. Sarà perché ho trovato questo portaspicci ( vuoto, purtroppo) nel pattume fuori dall’IKEA.
Giorno libero, che pensi di sfruttare per fare del bene a te stessa, alla comunità e ai poveri del mondo. E che invece va in vacca prima ancora di iniziare, quando ti devi svegliare ugualmente alle sei di mattina causa bestemmioni al megafono dei vicini. È scontato che ogni buon proposito si eclissi, così come ogni barlume di falso e volatile ottimismo. E lo sai, mentre ti svegli bestemmiando a tua volta, lo sai che sarà una giornata di merda. Ma la affronti, perché se ti rinchiudessi in casa con un libro e i biscotti sarebbe come arrendersi ai nemici.
La mattina si risolve nelle quattro ore tra banca e posta. Il livello di nervosismo è già palesemente oltre il limite consentito. E la cosa peggiora perché chiama papo:- ehi, per pranzo mi raggiungi?- Certo, non vedo l’ora di passare un po’ di tempo a discutere della grande delusione che sono.
Nel pomeriggio, con in saccoccia la mia bella dose di accuse paterne e un discreto senso di colpa, vado a prendere il letto, finalmente. IKEA of course. E sappiamo tutti ( tutti chi?) cosa implica. Esatto: un paio d’ore a smadonnare sulle istruzioni in geroglifico e i pezzi che non combaciano. Perché se anche inizi con le buone, all’ennesima vite di plastica che non trovi nella busta o che credi di non trovare perché nel foglio è disegnata come un millepiedi, lo scanchero è inevitabile. Risolvi aggiungendo chiodi a fantasia e buone speranze.
Per ora mi sembra che tenga.
Ora sono più calma. Sarà perché ho trovato questo portaspicci ( vuoto, purtroppo) nel pattume fuori dall’IKEA.
Oppure perché mi sto caricando psicologicamente per il grande evento di questa sera: Godzilla. Quello del 1998 è stato un film fondamentale per la mia crescita, e non vedo l’ora di vedere questo. Sono più gasata di un bulletto dodicenne con la cresta e le mutande a vista. Basta poi poco a farmi felice. In più questa settimana l’entrata costa 3 euro.
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