lunedì 27 ottobre 2014

il peccato e la vergogna

Quando la divisa da lavoro compromette una vita di solidi valori morali.
Quando la divisa equivale a skinny jeans ( si chiamano così anche se non sono jeans? Anche se sono pantaloni neri attillatissimi tipo Mick Jagger o Billie Joe Armstrong?) e scarpe da miglio verde.
Quando diventi una cameriera emo. Altroché Sebastian di the Black Butler.



Comunque le scarpe sono due numeri in più, non ho davvero delle barche così.

sabato 25 ottobre 2014

so, why are you crying?

Post di ringraziamento.
A Mike, barbone ubriachissimo che ieri si è fermato a consolare quella disgraziata della sottoscritta che stava piangendo sotto la pioggia in un vicolo buio e puzzolente alle due di notte, causa solita saga di sfighe. Non ho capito una beata di quel che mi dicevi, mi dispiace.
Ma grazie di cuore.
Mi sono sentita molto come Macaulay Culkin in " Mamma ho perso l'aereo, mi sono smarrito a New York" quando incontra la signora che dà da mangiare ai piccioni e lei gli dice cose molto sagge che ora non ricordo e lui viene folgorato e prende decisioni molto importanti per la riuscita della trama del film. Poi non so se era lei che gli dava anche dei ciondoli di uccelli tipo addobbi dell'albero di natale, che - come direbbe la mia mamma- vedi poi come li spendono i soldi dell'elemosina. 
Meglio che scappo a lavorare che sto farneticando, grazie ancora Mike.

lunedì 20 ottobre 2014

" inequivocabilmente merda"

"Sotto questa luna, dimmi cosa pensi di meea". Intro molto spiritosa dedicata a Olmo.

Comunque, ormai mi sono abituata a condurre una vita di merda. Però quando sembra che non possa andare peggio, ecco che la merda diventa diarrea. A spruzzo.
E dopo questa introduzione degna di un corto porno, vorrei spiegare i nuovi motivi che mantengono sotto zero lo standard di soddisfazione della mia vita.
Primo, lavorare dodici ore al giorno ed essere pagata meno di un bambino schiavo del sud est asiatico. Per di più, lavorare per italiani che sanno fin troppo bene come sfruttarti e fare leva sulla tua palese mancanza di risorse. Ed essere vittima di un nonnismo vergognoso che ti fa piangere che nemmeno la protagonista di uno shojo.
Secondo, convivere con due trentenni inglesi con un senso dell’igiene non pervenuto, in una casa lurida e che ogni volta che esci dalla “tua” camera sterilizzata alla bell’e meglio ti prende un senso di sconforto e una grande nostalgia dei pavimenti di marmo o di cotto o di qualsiasi materiale lavabile con candeggina.
Terzo, la tirchiaggine estrema di uno dei due coinquilini nonché padrone di casa, che conta i minuti di apertura acqua doccia, si conta le patatine che mangia, cronometra le lavatrici e il minutaggio microonde.
Quarto, una cazzo di unghia incarnita nel pollicione del piede che sbatti statisticamente in ogni spigolo esistente sul globo terracqueo. Allora, questo è un discorso molto serio e molto da giovane. Io ho dei piedi disgraziati. L’unghia in questione, dopo essere stata nera per cinque o sei mesi, mi è caduta ( per la settima volta direi) ed era in via di crescita. Non so cosa capita il mese scorso, ma quella traditrice decide di infilarsi nella carne. Ed è iniziato l’inferno. Correrci sopra per delle giornate intere mi fa desiderare un taglio netto. Al pronto soccorso mi hanno medicato, ma sta stronza non demorde. E, per chiudere in bellezza, aggiungo che fa tanto di quel pus che sembro Slimer dei Ghostbuster.
Quinto, sono povera. Cosa che però mi spinge a svegliarmi: tra offerte, coupon e conteggi matematici degni di Will Hunting  mi riesco a mantenere con 12-14£ alla settimana, affitto escluso trasporti inclusi.
Sesto, i clienti molto molesti. Dei Lord disgustosi  che con la seconda birra si convincono di essere dei Beckham e, non so con per quale reazione chimica dell’acool, si convincono pure di parlare un italiano fluente e non la smettono più con le frasi d’acchiappo. Con un risultato tragicomico, in un misto di Stanlio e Olio, Mike the Situation ( “ Ciao seniorina, sei bela”), Heather Parisi e Brian e Garrison.

As usual, never a joy.



martedì 7 ottobre 2014

La vestizione del cavaliere

Credevo di essere psicologicamente preparata all’inverno inglese. Invece siamo in autunno nemmeno da dieci giorni e ho già un piede nella fossa causa ibernazione. Mi ero sopravvalutata, venendo dalla pianura padana credevo di poter essere all’altezza anche della campagna di Russia ( fighi i Russi  che vincono ogni guerra grazie al loro “rigido inverno”, vero?).
Vedendo i primi segni di cedimento nelle scorse settimane, mi ero  fatta spedire tutti i vestiti di cui disponevo ( da notare che stavano tranquillamente  in un pacco sotto i dieci chili), in modo da essere una cipolla fatta e finita, e poter perdere ore a infilarmi tutto per poi sfoggiare sei strati di maglie e tre di pantaloni senza alcun imbarazzo né scomodità nei movimenti. Ma a nulla sono serviti i miei fashion sforzi .
Infatti, sarà che in casa non abbiamo il riscaldamento, sarà che i coinquilini tengono bellamente aperte le finestre anche di notte, sarà perché ti amo, ma ieri sera sono stata portata in ospedale causa convulsioni e altre brutte  cose che mi avevano lasciato nel bagno esattamente in questa condizione: 



Grazie Dan e Dan per il tempismo nei soccorsi e scusate se vi ho svegliato alle due di notte con i miei rantoli.