Dalle undici alle quattro di notte a discutere sul taglio di capelli che si vorrebbe fare in un futuro prossimo che prevedo non verrà mai perché ha lo stesso taglio di capelli da almeno dieci anni nonostante vada dal parrucchiere tutti i venerdì pomeriggio come le vere giovani.
Discutere non è la parola giusta, perché implicherebbe un confronto. Non è stata nemmeno una conversazione. è stato un cazzo di monologo di cinque ore riguardo le tre dita di capelli che si vorrebbe tagliare. Ho annuito talmente che mi aspetto una cervicale a breve.
Ero diventata un incrocio tra quegli uccellini di legno che bevono dai vasi che si vedono sempre in Titti e Silvestro (Titti, muori) e un membro di quelle gang del ghetto che gira con la decapottabile truccata con la musica a busso e tiene il tempo annuendo mentre ti fissa minaccioso ai semafori.
Non si può. Sono sei centimetri di capelli che non meriterebbero nemmeno un minuto del mio tempo e che mi hanno preso cinque ore. Che mi hanno rovinato l'ennesima serata, che avrei potuto passare in casa a finire di guardare la terza stagione di Sherlock.
"Misericordia Adelaide!"
Oggi, quindi, per sfogare l'irritazione accumulata ma soprattutto per non pensare al mal di testa postumo, mi sono messa in cortile a dipingere cose. Io pimpo cose.
Ho finito una scatola a tema Monsters & co, ispirandomi ad un disegno che ho visto su Tumblr credo.
Poi ho stencilizzato una Luna P su una canotta che mi sono fatta da una vecchia maglietta di mio fratello.
"Tarapìa Tapìoco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?"