Il mio malandato rapporto con la tecnologia oggi ha subìto una lacerazione. Già la modernità ce l'ha con me, e a forza di tirare, la corda si spezza ( ma chi, cosa?? ).
Stamattina mi sveglio e noto che la mia amatissima sveglietta fa tipo le 25.15. Convinta di essere in un episodio di X-Files, mi alzo tutta trafelata, controllo il telefono e.. praticamente mi cago in mano: è spento, non si riaccende, non risponde a niente. Comunque, erano le 6 e qualcosa. Faccio una colazione dei campioni, tentando di sistemare (ovvero sbattendolo un po' e soffiando in ogni fessura) il cellulare, mi preparo e esco. In macchina c'è un piacevole odore di risotto ai funghi ma non si accende la radio. Sempre più convinta di essere nel mirino degli alieni, della cupola di Stephen King, di Padre Pio e di qualche hacker della CIA ( egocentrismo level pro), in treno provo a accendere l'i-pod e, neanche a dirlo, funziona neanche quello.
In serata- cioè un'ora fa- tutta stizzita, sono andata in un negozio di smanettoni. Volevo giustizia. Mi serviva un capro espiatorio. La diagnosi è che ormai sia il telefono sia l'ipod sono vecchi e ci sta che non funzionino più e che ripararli mi costerebbe come prenderne di nuovi. Macolcazzo, sono gli alieni.
E poi ci rendiamo conto che chiamano 'vecchi' dei cosi che hanno si e no sei anni? Ma dove andremo a finire? Ma il valore delle cose? Qui una volta era tutta campagna. E io per andare a scuola facevo mille chilometri a piedi. E quando hai sete non c'è niente di meglio di un bicchiere d'acqua.
Invecchiata pure io e con la coda tra le gambe, sono tornata a casa.
Ma, tornando a casa, mi sono fermata dal calzolaio. Avevo portato a sistemare un paio di scarpe che adoro, che ho dalla terza media quando tutti facevano il mutuo per le silver nike, che comprai con la prima paga da baby sitter ( in mega sconto a tipo sedici euro o meno, forse), che rappresentavano lo sbocciare del il mio cattivo gusto.
Le cose si possono aggiustare. Nuove non tornano, ma ci si accontenta.
Sono le persone che se si rompono son cazzi. Le schegge feriscono. Le ferite sanguinano. Le cicatrici restano. E ''when a heart breaks no it don't break even''. Chiuso sipario, applausi.
Ora sono in casa: la sveglietta (che di anni ne ha ventuno) continua a segnare orari da Melevisione. Telefono e i-pod sono in attesa di una degna sepoltura. Di nuovi non ne compro sicuro. Piuttosto prendo un gufo. Ma le mie scarpette sono ancora qui.